DOINA BOTEZ

Tra nebuloso e chiarore, tra dinamicità e movimento congelato, è testimonianza di una ricerca di identificazione dell'inquadratura psicologica della comunicazione e la sua materializzazione in un'immagine con attributi suggestivi.
Ci troviamo senza dubbio nei confini della comunicazione artistica di qualità, impregnata di significati e umanità.


in Galleria Arena dal
24 novembre al 15 dicembre

Con “La fragilità dell’Io”, titolo della mostra, Doina Botez si propone per la prima volta nella nostra Regione con un evento espositivo che già dal suo titolo indica una ricerca accurata della complessità simbolica del narrato.
Le origini sono rumene, infatti, come scriveva nel 1990 Ugo Moretti la Botez è “ ….. venuta da lontano, dalle foreste dure e cupe dei Carpazi …..”. La pittrice è nata a Bucarest e la passione per l’arte, per sua stessa ammissione, la infiamma da sempre.
Vive dal 1989 a Roma e dal 2004 è diventata cittadina italiana. La mostra che attualmente la Galleria Arena ospita comprende la produzione più recente di questa artista che ha certamente raggiunto la sua piena maturità. Nelle sale della galleria il visitatore si sofferma a guardare nei dipinti una realtà che non corrisponde a quella superficiale e immediata ma che cattura le microlesioni intime che preludono a scoperte sconvolgenti. Anche nei ritratti la Botez riesce a fare emergere la “fragilità dell’Io” e l’occhio trasfigura l’immagine in una elaborazione mentale che penetra la natura più profonda. I colori sontuosi e ricchi, le geometrie corpose e sensuali creano un vortice caotico dove le trasparenze e le molteplicità dei soggetti emergono all’improvviso colpendo l’osservatore con potenza seduttiva. Il punto nevralgico di questa originalità viene espresso dall’artista in chiave simbolica e mitica nelle tele su Narciso e su Eco dove la sintassi iconografica apparentemente legata al mito rivela un microcosmo onirico di straordinaria bellezza.

Se dovessimo seguire i canoni delle classificazioni stilistiche definiremmo la pittura di Doina Botez come una pittura di matrice espressionista.

Senza dubbio l'artista ha sintonizzato l'udito alle impalpabili e non udibili grida dei quadri di Munch. Ha addolcito pero la loro tensione filtrandole attraverso le gamme coloristiche di Baba e Ciucurencu, in una bizzarra originale combinazione, piena di vivacità. Il suo espressionismo sarebbe quindi temperato da una inclinazione verso la contemplazione che fa si che le immagini artistiche abbiano quasi il carattere di radiografie colorate di certi stati dello spirito proiettate all'esterno, nella gente e nel paesaggio.

Doina Botez, particolari di alcune opere:

Il fatto che gli obiettivi consolidati della comunicazione umana non sono cambiati in modo essenziale e che solo la tecnica della comunicazione evolve è un motivo di riflessione per molti artisti che si pongono in modo onesto il problema della finalità dell’intervento artistico senza assolutizzarne i mezzi. Doina Botez fa parte di questa categoria. Si e formata, d'altronde, in un ambiente culturale e artistico dove il culto della forma non era ancora alterato dal culto della formalizzazione. In altre parole la sua arte ha le origini non nel rifiuto dell'espressione eloquente, ma nella ricerca dell'adeguatezza di questa in un contenuto. In questo modo si può capire una gamma di stati d'animo, intensamente vissuti, quali chiedono imperativamente una certa veste grafica e coloristica. 

 Testi estratti dalla critica di Grigore Arbore Popescu, La tensione della contemplazione. Venezia 1998
Approfondimenti nella SCHEDA ARTISTA: BOTEZ e nella WEBGALLERY BOTEZ