Andrea Boltro


Nasce a Torino il 05 giugno1953. Frequenta il liceo artistico “Accademia Albertina” a Torino.

Si laurea in architettura nel 1976 presso la Regia sede del Politecnico di Torino. Parallelamente all’attività artistica lavora come architetto nel proprio studio in Trino (VC) .

È stato recensito da: Albino Galvano, Pier Paolo Panelli, Stefania Carrozzini, Vittorio Sgarbi.

L 'uomo e la natura sono le tematiche predilette del pittore Andrea Boltro, il quale prima di essere un affabulatore di immagini è soprattutto l'artefice di una cromia, la cui espressività si fa narrazione concretamente ancorata a una realtà del tutto riconoscibile. La sua qualità primaria sta nel saper annotare le situazioni che solitamente sfuggono a uno sguardo meno attento, e che riguardano la folla anonima che fluisce senza sosta nelle nostre strade cittadine.




Il pittore guarda e riprende la quotidianità con il gusto dei contrappunti, definendo attentamente il rapporto fra le figure e lo spazio. Il tratto pittorico non gioca qui tanto sulla precisione quanto sull'allusività, e definisce le fisionomie grazie a un gioco di impressioni cromatiche e di segni incisivi. Andando a ritrovare le radici di Andrea Boltro, è doveroso risalire al realismo del secondo dopoguerra, che ha avuto maestri insigni nell'applicare al colore una funzione narrativa di forte impatto, capaci di comunicare le proprie scoperte nel paesaggio umano che li circondava e di rispondere, fissando sulla tela la mutevolezza del quotidiano, all'esigenza intellettuale di essere rigorosi e autentici. Le figure si stagliano qui in movimenti semplici, che rientrano in un ordine classicamente composto, ma che sembrano rivelare le tracce di un deragliamento psicologico, come se l'artista volesse denunciare un'ira atavica, una rabbia sommessa priva di ipotesi salvifiche.

Restituita alla vita in forza di un colore fluido ma corposo, questa umanità è ombrosa, impetuosa, sull'orlo di una crisi si direbbe, ma controllata da una ferma razionalità. Cronista oggettivo di un mondo osservato da lontano, Boltro sembra misurare le distanze che lo separano dall'ossessione dei gesti ripetuti giorno dopo giorno, ai quali conferisce energia e significato ma senza mai esprimere sentimenti di partecipazione. La sue indubbie intuizioni sulla nostra realtà egli le esprime attraverso il filtro del disamore, e persino del rifiuto. Senza sottolineare gli aspetti più brutali e contradditori della nostra società, preferisce coglierne la massificazione anonima, in una visione depurata attraverso una sorta di processo sottrattivo e, in certi casi, anche tramite la riduzione del colore a un bicromatismo di alta efficacia segnica. Del realismo espressionista Boltro mantiene la considerazione attenta a comportamento e alla gestualità più che alla psicologia umana la cui verità appare solo come sintomo esteriore di un male non diagnosticabile.

Le sue composizioni figurali sono avvolte in silenzi enigmatici, e tuttavia vi spira un'energia vitale che nega qualsiasi implicazione metafisica. Questo dinamismo visivo poggia sulla violenza espressiva del segno e del colore che denotano le fisionomie e i corpi, la cui materia cromatica lascia lo spazio all'indefinitezza che suggerisce l'idea di una solitudine indifesa.

Nelle opere di Andrea Boltro si respira l'atmosfera malinconicamente futile che circonda le presenze anonime delle nostre città. Il suo realismo figurativo si esprime in una rigorosa unità di contenuto, esercitando una sorta d controllo sul microcosmo dei tasselli che costituiscono la realtà senza luce di un'umanità senza aspirazioni.
In questa scelta del tutto razionale, la realtà diventa lo stimolo di un'indagine ovvero un mezzo di penetrare il significato dell'uomo di oggi attraverso le sue vesti, i suoi occhi, le sue posture, ma senza dare credito alle sue ragioni interiori. Questo modo di raccontare tende all'analisi impietosa, e tuttavia neutrale, di un cronista più che di un moralizzatore.

" Vittorio Sgarbi "    
(da “I giudizi di Sgarbi. 99 artisti dai cataloghi d’Arte Moderna e dintorni” 2005)