LUIGI BONA Pur senza sapere a quale movimento artistico fanno riferimento queste poche parole estrapolate da un manuale di storia dell’arte, riusciamo tranquillamente a capire che si tratta della POP-ART e della sua caratteristica principale: il dialogo diretto tra arte e la comune realtà quotidiana. Questa dicotomia può risultare riduttiva addirittura priva di senso se mancante dell’apporto della sensibilità di un artista. Perciò per comprendere le opere di Luigi Bona, aldilà delle definizioni critiche standard, dobbiamo sempre tener presente che dietro ogni sua realizzazione si cela la sua anima di artista. |
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Allora i telefonini, le cannucce, le posate, le macchine fotografiche, le pellicole e le cravatte, divenendo vere e proprie manifestazioni creative. |
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Nascono così opere non solo impegnate sia sul piano analitico sia su quello emotivo, ma anche, di conseguenza, su quello estetico, come si vede ad esempio nei packages per uova, dove il tema della serialità modulare contingente è arricchito dal decorativismo delle paste vitree e dal timbro delle cromie. Dunque il decontestualizzare gli elementi spiccioli comuni dell’umanità, per renderli opere d’arte, per Bona non è cosa semplice,
ma un vero atto gestuale, che rivela impegno, serietà morale,nonché una lunga e attenta ricerca, fatta di sperimentalismi, accompagnati da consolidate conoscenze tecniche.
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Attento osservatore di questa realtà che tanto lo ha
spronato, negli ultimi lavori Luigi Bona ha concentrato la sua attenzione su uno degli oggetti più banali, ma
anche più utilizzati tanto da divenire una vera
icona del nostro tempo: la bottiglia di Coca-Cola. E’chiaro che la scelta non è stata casuale, e non lo è
nemmeno l’uso che egli ne fa,visto che la famosa forma di questa bottiglia è
sia simbolo di un certo status socio-culturale, sia, pure, stilizzazione essa
stessa, in quanto è un chiaro rimando la sua forma al corpo femminile. Basterebbe
anche solo questa stilizzazione per soddisfare la creatività dell’artista, ma
egli va oltre, lungo un preciso cammino da compiere, impostato sulla modifica
formale e perciò visiva della bottiglia. Infatti, lentamente queste bottigliesi rompono e colorano per poi trasformarsi in sbalorditive scarpette! |
Così da moderno”calegher” (calzolaio), Bona seduto davanti al forno con la pasta ancora calda, ha dato nuova identità a questa icona del suo tempo, creando una fantasiosa calzatura vitrea, che sembra essere stata appena persa da una furtiva Cenerentola. Questa opera per il vivace uso dei colori, per la grazia e la leziosità, sembra avvicinarsi ad un intrigante e decorativo arriccio roccocò veneziano. |
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Con questi ultimi esiti creativi, da intendersi non come il punto d’arrivo di un lungo percorso, ma una tappa della sua creatività, l’artista non solo ha dimostrato di essere rimasto vicino al solco della PopArt, ma anche di saper andare in altre direzioni artistiche. E’ riuscito a creare concettualmente una dimensione visiva che va oltre l’oggettività, per divenire soggetto nuovo ed autonomo. Va infine sottolineato che Bona nel corso della sua attività ha continuato ad evolversi sia ascoltando gli echi del panorama artistico mondiale, sia però sapendosi allontanare da quella faciloneria asettica che spesso queste correnti hanno declamato, mantenendo sempre viva la propria onestà intellettuale e rimanendo fedele alla sua concretezza. Siro Perin Critico D’arte |
Vedi anche: EXPO IN GALLERIA ARENA
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