Claudio Malacarne è un pittore dai colori pirotecnici ed esplosivi. Artista di rara sensibilità, innamorato della vita e del creato, vive e lavora nella nebbiosa ed umida Mantova, splendida città che sicuramente non è stata fonte di ispirazione degli ammalianti paesaggi mediterranei evocati nelle sue tele. Le opere, dal forte impatto percettivo, invadono lo spazio con colori forti e carichi di positività. Malacarne predilige i territori immaginativi in cui il colore, al di là di ogni approdo figurativo, si impone per la sua forza comunicativa ed emotiva. Traspare nei suoi dipinti una necessità positiva, una sorta di aurorale ottimismo.
 

 “Blumarine”, “L’ombra blu”, “Riflessi” sono il risultato di una straordinaria ricerca di energia creativa. La materia si fonde in grumi multicolori e suggestivamente ci rimanda a mondi pittorici lontani, ad albe tropicali, ad assolate vie isolane. Tutta la produzione di Claudio Malacarne è un continuo interagire tra forme e colori sintetizzando la sua ottica sulle trasparenze e sulle rifrazioni della luce. Chi cerca nell’arte coinvolgimento e suggestione lirica è catturato da questo artista che riesce a dare vita ad una forma dal forte impatto percettivo ma al tempo spesso morbida, senza spigoli e colma di forza evocativa. Molto ben articolata, la mostra permette la rivisitazione, attraverso una stimolante accensione cromatica, di volti animaleschi che, con vaghe citazioni allo schema darwiniano, ci porta ad apprezzare l’ironia e il fascino di questo pittore mantovano che sa “divenire” continuamente e sa trasmettere la sua vivace e inquieta vitalità di pensiero.

Wanda Albanese De Leo

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 Un duraturo ritorno alla pittura dipinta caratterizza l’arte contemporanea nell’ultimo decennio. Un recupero del “mestiere” che sembra essersi diviso in due filoni culturalmente e commercialmente egemoni: il neo grottesco infantile, figlio di Basquiat e dei vari graffitismi pseudourbani; e il copioso, talora stucchevole perfezionismo accademico di matrice fotorealista.

Tra le onde, Olio su tela 30x20 (Particolare)

 In questo scenario, che da tempo non registrava convincenti novità, spicca però singolarmente il lavoro di Claudio Malacarne, pittore mantovano dal talento e dal percorso ormai conclamati. La sua produzione figurativa e paesaggistica segna le ragioni poetiche di una pittura che guarda all’attualità del passato, alla grande e perdurante lezione dei Fauves, degli Espressionisti germanici e mitteleuropei, di certo Novecento italiano. La sua vigorosa pittura, di prima intenzione ma anche raffinata, si segnala infatti per una singolare forza istintiva, il cui equivalente linguistico sono un’iconografia icastica e primaria, una gestualità solenne e un cromatismo sonoro. Questa sua indole sauvage, che rinvia indubbiamente alle avanguardie storiche della modernità, da Cézanne a Picasso, risulta però nutrita e temperata da una profonda cultura compositiva, da una nitida consapevolezza della funzione della luce e del colore, al fine di rendere la matissiana musicale joie de vivre di quella sfera simbolica mediterranea alla quale l’artista sente di appartenere.

I bellissimi quadri di Malacarne – vedute di parchi e di giardini immerse in una luce meridiana; musicisti; bagnanti in acque cristalline; ritratti di animali esotici, a comporre un originale “bestiario” tropicale – risultano costruiti pittoricamente sul supporto tramite dense e materiche textures coloristiche, appaiono implosive di energia e “ritagliate” su sfondi compatti, campiti di cromìe innaturalistiche ma calde: arancioni, gialli accesi, verdi acquosi, rossi violacei, blu intensi, colori tutti che rimandano otticamente a un eden ideale e, più profondamente, all’interiorità, all’io dell’autore, a un sentimento di fuga e di bellezza peculiarmente attuale, nel quale tutti possiamo riconoscerci.


 Concerto Jazz., Olio su tela 100x50 (Particolare)

I sapienti dipinti di Malacarne, dinamici ma ripuliti d’ogni aneddoto o racconto pedante e impostati invece, unicamente, sulla forma, évocano serenità e innocenza. Masse e tarsie di colore li animano, costringendo l’osservatore a leggerne la sottigliezza ottica tramite un’indagine ravvicinata, soffermandosi sul macro-dettaglio, sul pennellare che diviene liberamente astratto.

Impaginata con somma eleganza, la pittura di Malacarne è una scena atemporale, collocata fuori dalla cronaca e dalla verosimiglianza del réportage, bensì appartenente al regno degli archetipi, dove primeggia la poesia, e dove il tema, sempre elettivo, ci restituisce con accenti nuovi e attuali – nell’epoca dell’immagine virtuale – la sorprendente vitalità della pittura.

Domenico Montalto

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